Quando si dice pisano, genio e ricercato per la sua dedizione alla scoperta e alla conoscenza è difficile non pensare a Galileo. Meno scontato è conoscere la storia di chi ne fu il suo precursore non solo sul piano strettamente genetico. In una Pisa dinamica e fiorente grazie all’Università fulcro e crocevia di illustri studiosi, la storia della Santa Inquisizione si intreccia con quella di chi cercò di affermare il suo spazio vitale, la libera circolazione delle idee, contrastando terrore e repressione.
E’ la storia di Vincenzo Galilei, il padre di Galileo, importante teorico della musica (inventore del diesis e del bemolle, fautore del superamento della scala pitagorica e precursore della scala logaritmica) che da oggi è al centro della nuova opera narrativa di Sergio Costanzo,nata da un’approfondita ricerca storiografica. Esce oggi “La tavola dei Galilei” Edizioni Linee Infinite, il nuovo romanzo storico di Costanzo, il terzo dopo “Io Busketo” e “Il fiume si rise”, che sarà presentato al Pisa Book Festival sabato 16 novembre alle ore 18,00 presso la Sala Fermi in un incontro con l’autore, Christian Mascheroni e Flavio Soriga.
Il nuovo romanzo è frutto di un approfondito lavoro di ricerca presso gli archivi storici pisani in particolare quello della famiglia Agostini Venerosi Della Seta che venerdì 15 alle 19.30 a Villa di Corliano a San Giuliano ospiterà un incontro con Costanzo. Il tema è l’illegittimità della nomina nel 1569 di Cosimo I a granduca di Toscana in quanto avvenne solo attraverso una bolla papale. Uno dei risultati della ricerca storiografica che ha dato vita al nuovo romanzo di cui parliamo con l’autore Sergio Costanzo.
Da cosa è nata l’idea del libro?
E’ nata una quindicina d’anni fa quando papa Woityla disse di voler aprire gli archivi Vaticani per far luce sull’inquisizione. Come immaginavo la conclusione fu che l’inquisizione non è mai esistita o meglio è esistita ma solo per errori di singoli e non per la dottrina della Chiesa. Io invece avrei voluto che se ne parlasse di più e mi sono riproposto un indagine a partire dagli archivi della mia città.
Cosa hai trovato?
Negli archivi vescovili assolutamente nulla, almeno fino al 1574, anno della morte di Cosimo I.
Strano, in tutta Italia roghi ovunque e a Pisa niente...
E’ appunto questa particolarità a costituire la molla che ha portato alla scrittura del romanzo. Mi sono così imbattuto nella figura di Vincenzo Galilei, padre di Galileo e teorico della musica, un’attività che il Concilio di Trento aveva previsto solo per le cerimonie religiose. Per Vincenzo Galilei, considerato il padre del melodramma italiano, la musica doveva servire per diletto.
Qual è il legame tra la figura di Vincenzo Galilei che resterà a Pisa fino al 1574 e l’assenza dell’inquisizione nella nostra città proprio fino a quello stesso anno?
Il punto è che dalla ricerca negli archivi Agostini Venerosi Della Seta si desume che a Pisa c’erano parecchie accademie segrete e che se Vincenzo Galilei riesce ad andare contro i dettami della Chiesa, lo può fare perché a Pisa è tutelato da queste accademie. Si tratta di una particolare caratteristica di Pisa in quegli anni. Giovanni, figlio di Cosimo I, quando diventa vescovo della città risponde alle pressioni del Papa dicendo che non è che non vuole, è solo che non può applicare l’Inquisizione, perché se lo facesse ogni giorno dovrebbe denunciare tremila persone. La Chiesa con questa storia degli indici dei libri proibiti ti imponeva cosa potevi studiare e arrivò a pretendere di non far curare da un medico chi non avesse rispettato l’indice o chi non si confessava da un inquisitore almeno una volta l’anno. Ma a Pisa certi dettami non erano possibili. Ogni volta che una persona veniva indicata come lettore o possessore di un libro proibito subito scattavano le autodenunce di migliaia di persone.
Ma anche a Pisa la situazione peggiorò…
Sì, già a partire dal 1567 Cosimo I, per ottenere la nomina a Granduca che riuscì ad avere attraverso una bolla papale del tutto illegittima sul piano del diritto nobiliare, tradì il suo segretario di Stato Pietro Carnesecchi e perse quel ruolo di garante che aveva avuto fino ad allora. Cesalpino e altri studiosi pisani furono accusati di eresia. Anche Vincenzo Galilei non si sentì più sicuro e iniziò quella vita di fuggiasco che lo portò ad abbandonare Pisa nel 1574 alla morte di Cosimo I.
La narrazione del romanzo non è però articolata solo su quella della storia…
La vicenda è narrata seguendo due piani temporali paralleli: uno storico collocato negli anni 1560 - 1574 incentrato sulla figura di Vincenzo Galilei, maestro di musica che lottava per sbarcare il lunario, e uno ambientato ai giorni nostri che ha per protagonista il restauratore di strumenti musicali Marcello Torelli che trova una tavola d’organo con incisioni di cui non riesce a capire la provenienza.
Si tratta della Tavola dei Galilei…
Sì, dobbiamo considerare che è proprio la musica ad essere uno dei fili conduttori di un libro complicato. Non ci poteva essere una struttura lineare. L’inquisizione ti impediva di essere te stesso.
Qual era il tuo obiettivo principale quando hai deciso di scrivere questo libro?
Mi piace l’idea di mostrare come il grande Galileo Galilei non sia nato dal nulla. Volevo rendere omaggio a chi ha reso possibile la nascita del pensiero scientifico e ha gettato le basi per l’evoluzione del progresso e della libertà. E’ anche un voler rendere consapevoli che quello di cui possiamo fruire oggi è stato costruito con lacrime e sangue.
Enrico Stampacchia