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lunedì 9 gennaio 2012

L’espansione urbanistica di Pisa. Storia di una città attraverso l'Arno

"L’aspetto di Pisa mi piace assai più di quello di Firenze. Questo lungarno è uno spettacolo così bello, così ampio così magnifico, così ridente che innamora (...) e non so se in tutta Europa si trovino vedute di questa sorta”. Nel 1827 le rive pisane del fiume Arno, come è noto, rappresentavano per Giacomo Leopardi fonte di ispirazione poetica, ma la loro storia, nei secoli, si è indissolubilmente evoluta con quella della città che le ospita, lo stesso sviluppo urbanistico, nei suoi itinerari e ostacoli storici, passa attraverso il secolare corpo a corpo col fiume che l'attraversa.
I tagli di correzione delle anse dell’Arno nel territorio pisano e i tentativi di raddrizzamento delfiume descritti come tappe che scandiscono l’urbanizzazione di Pisa sono al centro del libro di Aldo Benvenuti L’espansione urbanistica di Pisa. Itinerari e ostacoli storici pubblicato da Edizioni ETS. Ultimo della sua trilogia dopo Barbaricina e San Rossore dagli ultimi Medici ai Savoia e Da Pisa alle foci d’Arno nel Medioevo, il nuovo libro di Benvenuti rappresenta il compimento di un lavorodi ricerca trentennale sullo sviluppo della città di Pisa che, lasciando sullo sfondo il succedersi cronologico degli avvenimenti, si riferisce a quel che lui stesso ama definire “la storia minuta”, la microstoria della città.
Se la comprensione dei cambiamenti dell’assetto urbanistico avviene anche attraverso l’analisi di nomi di luoghi e strade, la descrizione dello sviluppo delle due rive, prima solo la destra poi successivamente anche quella sinistra, è anche rappresentazione di comunità socio-economiche. Benvenuti approfondisce il contrapposto “percorso sociale culturale e lavorativo che intraprendono, in modo ben delineato e distinto fin dal tardo Medioevo, le due opposte rive d’Arno a occidentedella città. Le une, sulla sinistra del fiume appartenenti alla giurisdizione parrocchiale di San Giovanni al Gatano e San Piero a Grado; le altre a quella più vasta di Sant’Apollinare di Barbaricina”. Così attraverso una approfondita documentazione l’autore ricostruisce le vicende relative a due diversi casamenti, una bottega artigianale del XV secolo in San Giovanni al Gatano e una fattoria agricola della prima metà del XVI secolo in Sant’Apollinare di Barbaricina anche “per dare un’idea di come, in brevi e vicini spazi, esistano, talvolta, grandi distanze sociali ed economiche, lavorative e abitative”.
Ad accentuare la polarizzazione tra le due rive dell’Arno a occidente di Pisa contribuirà il taglio Leopoldo del 1774 dell’ansa a la Leona, meandro che si inseriva in un’ampia area dell’attuale territorio di Barbaricina. Ultimo in ordine cronologico ad aver raddrizzato il corso dell’Arno tra Pisa e la foce, dopo quello del X secolo al Gatano, nell’area Quarantola, il successivo del 1348 che ha estinto le due anse Di La Vettola e di San Rossore fino ad arrivare al taglio Ferdinando del 1606, che ha spostato a nord la foce del fiume, il taglio voluto da Pietro Leopoldo di Lorena fece accorrere per la grande opera idrica terrazzieri e braccianti da tutto il Granducato. Tuttavia mentre la riva destra di Barbaricina e San Rossore, accresciuta di superfici coltivabili, rimarrà legata all’attività agricola, la riva sinistra di San Giovanni al Gatano, l’attuale Porta a Mare, subirà una forte interazione tra la nuova manodopera e la comunità presistente che favorirà l’intensificarsi di un’attività artigiana e imprenditoriale. Un preludio all’industrializzazione della fine del secolo successivo che vedrà, invece, sulla sponda opposta lo sviluppo dell’ippica. Due mondi lontani,divisi fiscamente solo dal corso di un fiume modificato nei secoli dall’uomo: l’Arno.

Enrico Stampacchia



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