Documenti inediti e preziose testimonianze dei protagonisti. La
storia degli eccidi nazisti si arricchisce di nuove pagine che narrano i
fatti, gli orrori di quel 2 agosto 1944 a San Biagio in Cisanello a
pochissimi chilometri dal centro di Pisa (
vedi la scheda).
Due eccidi in meno di tre ore, ventitré morti su una popolazione di
poco più di quattrocento abitanti: prima undici nella canonica della
chiesa di San Biagio, poi altri dodici, a poche centinaia di metri, in
una casa privata. Il libro di Alessandro Spinelli
Sotto Tiro. San Biagio in Cisanello estate 1944 un eccidio dimenticato,
pubblicato da Felici editore, ricostruisce l'andamento degli eventi di
quella tragica giornata, li colloca nel più ampio contesto dei quaranta
giorni, dal 23 luglio al 2 settembre, in cui il fronte si fermò a Pisa
lungo l'Arno e, in quello ancora più ampio, della storia della seconda
guerra mondiale.
Un libro ricco di note esplicative che possono
risultare molto utili anche per gli studenti delle scuole e di una
documentazione che allontana dall'uso di facili stereotipi nella
ricostruzione storica. Le fonti basate sulle testimonianze dirette
accentuano anche la percezione di un'indubbia verità storica: il
progressivo coinvolgimento di quel territorio nel conflitto. Nel giro di
pochi mesi San Biagio si trasforma da zona assolutamente periferica di
un conflitto che si gioca su altri fronti (solo casualmente alla ribalta
perché luogo dell'incidente aereo che provoca la morte del figlio del
Duce), a zona assolutamente centrale dove il saccheggio e l'uccisione
della popolazione civile diviene non una conseguenza ma l'essenza stessa
della guerra. Ne parliamo con l'autore Alessandro Spinelli originario
di San Biagio dove ha trascorso i primi trentacinque anni della sua
vita.
Partiamo dal sottotitolo del tuo libro. A cosa ti riferisci quando parli di "un eccidio dimenticato"?
Sì,
è importante chiarire. Non c'è un accusa di scarsa sensibilità nel
ricordare l'avvenimento: le amministrazioni sono sempre state presenti,
hanno eretto lapidi e monumenti, per non parlare dei parenti e della
popolazione locale. La mia accusa si riferisce ad una dimenticanza al
livello di giustizia. Nessuno ha fatto niente per sapere e per
perseguire chi aveva fatto quell'eccidio. Leggendo il libro è anche
facile capirlo. C'è un documento della Questura di Pisa dove si fanno
nomi e cognomi. Si tratta di ufficiali e sottufficiali della Terza
Compagnia delle SS. I massacri di questa Compagnia e della Sedicesima
Divisione di cui essa fa parte sono iniziati a San Biagio. E' una scia
di sangue che parte dall'Arno e rientra nel disegno complessivo portato
avanti dalla Sedicesima Divisione.
Da cosa pensi possa dipendere questa impunità?
Non
lo so, molto probabilmente rientra nell'impunità generale nei confronti
dei massacri nazifascisti. C'è anche da dire che se come italiani
avessimo chiesto i criminali di guerra tedeschi avremmo dovuto dare i
nostri agli stati che ce lo chiedevano. Se si leggesse di più su quanto
hanno fatto gli italiani in Jugoslavia o in Grecia, per non parlare
delle stragi compiute in Africa orientale durante la creazione
dell'impero, ci accorgeremo che non c'era tanta differenza tra le
camicie nere e i nazisti. Abbiamo allestiti campi di concentramento dove
venivano messi insieme malati di tifo e gente sana. E non lo dico certo
per addolcire i crimini efferati commessi dalle SS e dalle truppe
tedesche, tutt'altro...
Veniamo all'analisi dei
fatti narrati nel tuo libro. La prima cosa ad esser messa in discussione
è l'interpretazione che tendeva a parlare dell'eccidio di San Biagio e
non degli eccidi di San Biagio...
Con questo libro
intendo ricostruire la memoria sull'analisi dei fatti concreti e non
sullo stereotipo. Finora si era sempre pensato che la strage fosse una
sola divisa in due luoghi differenti, ma documenti e testimonianze ci
forniscono pezzi di un mosaico che messi insieme danno un disegno
diverso. Anch'io, nonostante sia di San Biagio, prima di fare questa
ricerca non sapevo che i morti della canonica fossero stati ritrovati
per caso otto mesi dopo. A differenza della seconda strage in casa
Sbrana, a cui sopravvissero tre persone, non c'era nessuna
testimonianza, altrimenti sarebbero andati a cercare i morti. Tutti
sapevano che i tedeschi avevano incendiato la canonica ma non che subito
prima avessero commesso una strage. Si pensava che le persone scomparse
fossero state portate nei campi di lavoro. Quel che sapevo mi è così
andato in frantumi. Avevo letto il libro di Vanni che raccontava minuto
per minuto quel che era successo. Ciò può essere possibile solo per il
secondo eccidio non per il primo dove non ci sono testimoni.
Quale sono le differenze nella ricostruzione dei fatti?
Secondo
la ricostruzione di Vanni, che era poi quella dei giornali "Il Corriere
dell'Arno" e "Il Lavoratore", i tedeschi entrarono per puro caso nella
canonica, vi sorpresero un gruppo di persone che aveva trovato rifugio
al suo interno e le massacrarono. Si tratta di una ricostruzione poco
attendibile. Risulta infatti che prima della strage nessuna delle
persone uccise all'interno della canonica avesse abbandonato la propria
abitazione. Se è quindi certo che nella canonica le undici vittime vi
siano state trascinate, è probabile che sia stato messo in atto un
minirastrellamento, che questo sia avvenuto solo nei pressi della chiesa
di San Biagio e che tutte le persone trovate in strada e non nelle loro
abitazioni siano state catturate. Il punto è che se sappiamo con
certezza i motivi della strage di casa Sbrana, la ricerca delle donne,
possiamo solo formulare ipotesi su quelli dell'eccidio della canonica
sulla base delle fonti che abbiamo a disposizione.
Ce le puoi riassumere?
La
prima ipotesi è quella di non aver ottemperato ai bandi di sgombero del
paese. La riporto per dovere di cronaca ma non mi convince perché
almeno in città non ci fu una vera e propria richiesta di sgombero, ma
anzi dal primo agosto era entato in vigore un bando che imponeva a tutti
gli abitanti del Comune di Pisa, e quindi anche San Biagio, di rimanere
all'interno della loro abitazione ad esclusione di un periodo di due
ore, dalle 10 alle 12, che è l'orario in cui è stata commessa la strage.
Chi testimonia l'esistenza di un ordine di sgombero per San Biagio
precisa anche che non si trattava di un bando ma di un semplice foglio
in mano ad un militare delle SS.
La seconda ipotesi, a mio avviso più
credibile, è quella di una rappresaglia dovuta al ritrovamento in una
cantina di una corte, accanto alla chiesa di San Biagio, di un deposito
di bottiglie di profumo appartenenti ad un commerciante ebreo. La sera
del 31 luglio, per rappresaglia, quella casa venne bruciata ed è
possibile che a distanza di trentasei ore i tedeschi siano tornati sul
luogo dell'incendio con l'intenzione di dare alla popolazione un'altra
lezione, ma visto che la corte era ormai spopolata abbiano rastrellato
tutti coloro che si trovavano nei pressi fucilandoli poi all'interno
della canonica. L'ultima ipotesi è che le uniche due persone di cui non
si conosce l'identità fossero due militari alleati sfuggiti ad un campo
di concentramento. Le ipotesi sono diverse ma sembra che l'eccidio
nella canonica rientri in una logica di rappresaglia, mentre il secondo,
in casa Sbrana, nell'ordine del comando tedesco di fare la guerra ai
civili.
Il tuo lavoro è rivolto anche alla storia del borgo.. Sì,
ho vissuto i miei primi 35 anni a San Biagio, la mia famiglia conosceva
tutti quei morti. Sono molto legato a quel territorio. Il mio obiettivo
era anche quello di parlare di San Biagio, di come era una volta e di
come non è più, diviso dalla viabilità costruita negli anni Ottanta,
cancellato dallo sviluppo urbanistico degli ultimi trent'anni, dai
grandi palazzi che soffocano le case coloniche rimaste. Parlando con le
persone anziane ho cercato di rifar vivere San Biagio come era fino agli
anni Settanta. Si sarebbe potuto trovare una soluzione urbanistica più
consona al territorio.
Qualche proposta per le commemorazioni degli eccidi...
Ci
sono due donne scomparse, portate via dai tedeschi, di cui non si è
saputo nulla, che non sono mai rammentate nell'elenco delle vittime.
Una, Giulia Senatori, è la ragazza che i tedeschi volevano quando hanno
compiuto l'eccidio di casa Sbrana. Dopo aver ucciso il suo fidanzato e
sterminata la famiglia di lui, le SS l'hanno portata via. L'altra, Anna
Fascetti, qualche giorno prima della strage era intervenuta per non far
portare via dai tedeschi una ragazza malata ed in cambio avevano preso
lei. Sarebbe bello poter costruire una lapide che le ricordi entrambe.
Enrico Stampacchia