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sabato 8 settembre 2012

Intervista ad Alessandro Spinelli, autore di “Sotto tiro. San Biagio in Cisanello estate 1944. Un eccidio dimenticato”

Documenti inediti e preziose testimonianze dei protagonisti. La storia degli eccidi nazisti si arricchisce di nuove pagine che narrano i fatti, gli orrori di quel 2 agosto 1944 a San Biagio in Cisanello a pochissimi chilometri dal centro di Pisa (vedi la scheda). Due eccidi in meno di tre ore, ventitré morti su una popolazione di poco più di quattrocento abitanti: prima undici nella canonica della chiesa di San Biagio, poi altri dodici, a poche centinaia di metri, in una casa privata. Il libro di Alessandro Spinelli Sotto Tiro. San Biagio in Cisanello estate 1944 un eccidio dimenticato, pubblicato da Felici editore, ricostruisce l'andamento degli eventi di quella tragica giornata, li colloca nel più ampio contesto dei quaranta giorni, dal 23 luglio al 2 settembre, in cui il fronte si fermò a Pisa lungo l'Arno e, in quello ancora più ampio, della storia della seconda guerra mondiale.
Un libro ricco di note esplicative che possono risultare molto utili anche per gli studenti delle scuole e di una documentazione che allontana dall'uso di facili stereotipi nella ricostruzione storica. Le fonti basate sulle testimonianze dirette accentuano anche la percezione di un'indubbia verità storica: il progressivo coinvolgimento di quel territorio nel conflitto. Nel giro di pochi mesi San Biagio si trasforma da zona assolutamente periferica di un conflitto che si gioca su altri fronti (solo casualmente alla ribalta perché luogo dell'incidente aereo che provoca la morte del figlio del Duce), a zona assolutamente centrale dove il saccheggio e l'uccisione della popolazione civile diviene non una conseguenza ma l'essenza stessa della guerra. Ne parliamo con l'autore Alessandro Spinelli originario di San Biagio dove ha trascorso i primi trentacinque anni della sua vita.

Partiamo dal sottotitolo del tuo libro. A cosa ti riferisci quando parli di "un eccidio dimenticato"?
Sì, è importante chiarire. Non c'è un accusa di scarsa sensibilità nel ricordare l'avvenimento: le amministrazioni sono sempre state presenti, hanno eretto lapidi e monumenti, per non parlare dei parenti e della popolazione locale. La mia accusa si riferisce ad una dimenticanza al livello di giustizia. Nessuno ha fatto niente per sapere e per perseguire chi aveva fatto quell'eccidio. Leggendo il libro è anche facile capirlo. C'è un documento della Questura di Pisa dove si fanno nomi e cognomi. Si tratta di ufficiali e sottufficiali della Terza Compagnia delle SS. I massacri di questa Compagnia e della Sedicesima Divisione di cui essa fa parte sono iniziati a San Biagio. E' una scia di sangue che parte dall'Arno e rientra nel disegno complessivo portato avanti dalla Sedicesima  Divisione.

Da cosa pensi possa dipendere questa impunità?
Non lo so, molto probabilmente rientra nell'impunità generale nei confronti dei massacri nazifascisti. C'è anche da dire che se come italiani avessimo chiesto i criminali di guerra tedeschi avremmo dovuto dare i nostri agli stati che ce lo chiedevano. Se si leggesse di più su quanto hanno fatto gli italiani in Jugoslavia o in Grecia, per non parlare delle stragi compiute in Africa orientale durante la creazione dell'impero, ci accorgeremo che non c'era tanta differenza tra le camicie nere e i nazisti. Abbiamo allestiti campi di concentramento dove venivano messi insieme malati di tifo e gente sana. E non lo dico certo per  addolcire i crimini efferati commessi dalle SS e dalle truppe tedesche, tutt'altro...
   
Veniamo all'analisi dei fatti narrati nel tuo libro. La prima cosa ad esser messa in discussione è l'interpretazione che tendeva a parlare dell'eccidio di San Biagio e non degli eccidi di San Biagio...
Con questo libro intendo ricostruire la memoria sull'analisi dei fatti concreti e non sullo stereotipo. Finora si era sempre pensato che la strage fosse una sola divisa in due luoghi differenti, ma documenti e testimonianze ci forniscono pezzi di un mosaico che messi insieme danno un disegno diverso. Anch'io, nonostante sia di San Biagio, prima di fare questa ricerca non sapevo che i morti della canonica fossero stati ritrovati per caso otto mesi dopo. A differenza della seconda strage in casa Sbrana, a cui sopravvissero tre persone, non c'era nessuna testimonianza, altrimenti sarebbero andati a cercare i morti. Tutti sapevano che i tedeschi avevano incendiato la canonica ma non che subito prima avessero commesso una strage. Si pensava che le persone scomparse fossero state portate nei campi di lavoro. Quel che sapevo mi è così andato in frantumi. Avevo letto il libro di Vanni che raccontava minuto per minuto quel che era successo. Ciò può essere possibile solo per il secondo eccidio non per il primo dove non ci sono testimoni.

Quale sono le differenze nella ricostruzione dei fatti?
Secondo la ricostruzione di Vanni, che era poi quella dei giornali "Il Corriere dell'Arno" e "Il  Lavoratore", i tedeschi entrarono per puro caso nella canonica, vi sorpresero un gruppo di persone che aveva trovato rifugio al suo interno e le massacrarono. Si tratta di una ricostruzione poco attendibile. Risulta infatti che prima della strage nessuna delle persone uccise all'interno della canonica avesse abbandonato la propria abitazione. Se è quindi certo che nella canonica le undici vittime vi siano state trascinate, è probabile che sia stato messo in atto un minirastrellamento, che questo sia avvenuto solo nei pressi della chiesa di San Biagio e che tutte le persone trovate in strada e non nelle loro abitazioni siano state catturate. Il punto è che se sappiamo con certezza i motivi della strage di casa Sbrana, la ricerca delle donne, possiamo solo formulare ipotesi su quelli dell'eccidio della canonica sulla base delle fonti che abbiamo a disposizione.

Ce le puoi riassumere?
La prima ipotesi è quella di non aver ottemperato ai bandi di sgombero del paese. La riporto per dovere di cronaca ma non mi convince perché almeno in città non ci fu una vera e propria richiesta di sgombero, ma anzi dal primo agosto era entato in vigore un bando che imponeva a tutti gli abitanti del Comune di Pisa, e quindi anche San Biagio, di rimanere all'interno della loro abitazione ad esclusione di un periodo di due ore, dalle 10 alle 12, che è l'orario in cui è stata commessa la strage. Chi testimonia l'esistenza di un ordine di sgombero per San Biagio precisa anche che non si trattava di un bando ma di un semplice foglio in mano ad un militare delle SS.
La seconda ipotesi, a mio avviso più credibile, è quella di una rappresaglia dovuta al ritrovamento in una cantina di una corte, accanto alla chiesa di San Biagio, di un deposito di bottiglie di profumo appartenenti ad un commerciante ebreo. La sera del 31 luglio, per rappresaglia, quella casa venne bruciata ed è possibile che a distanza di trentasei ore i tedeschi siano tornati sul luogo dell'incendio con l'intenzione di dare alla popolazione un'altra lezione, ma visto che la corte era ormai spopolata abbiano rastrellato tutti coloro che si trovavano nei pressi fucilandoli poi all'interno della  canonica. L'ultima ipotesi è che le uniche due persone di cui non si conosce l'identità fossero due militari alleati sfuggiti ad un campo di concentramento. Le ipotesi sono diverse ma sembra che l'eccidio nella canonica rientri in una logica di rappresaglia, mentre il secondo, in casa Sbrana, nell'ordine del comando tedesco di fare la guerra ai civili.
 
Il tuo lavoro è rivolto anche alla storia del borgo..  Sì, ho vissuto i miei primi 35 anni a San Biagio, la mia famiglia conosceva tutti quei morti. Sono molto legato a quel territorio. Il mio obiettivo era anche quello di parlare di San Biagio, di come era una volta e di come non è più, diviso dalla viabilità costruita negli anni Ottanta, cancellato dallo sviluppo urbanistico degli ultimi trent'anni, dai grandi palazzi che soffocano le case coloniche rimaste. Parlando con le persone anziane ho cercato di rifar vivere San Biagio come era fino agli anni Settanta. Si sarebbe potuto trovare una soluzione urbanistica più consona al territorio.

Qualche proposta per le commemorazioni degli eccidi...
Ci sono due donne scomparse, portate via dai tedeschi, di cui non si è saputo nulla, che non sono mai rammentate nell'elenco delle vittime. Una, Giulia Senatori, è la ragazza che i tedeschi volevano quando hanno compiuto l'eccidio di casa Sbrana. Dopo aver ucciso il suo fidanzato e sterminata la famiglia di lui, le SS l'hanno portata via. L'altra, Anna Fascetti, qualche giorno prima della strage era intervenuta per non far portare via dai tedeschi una ragazza malata ed in cambio avevano preso lei. Sarebbe bello poter costruire una lapide che le ricordi entrambe.
Enrico Stampacchia

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