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lunedì 12 marzo 2012

Sia fatta la mia volontà, il romanzo giallo pisano che narra l’amore, gay e non solo, senza etichette

Amore tra amici, amore tra padre e figlia, amore tra fratelli, amore di coppia, una coppia di due donne. Una relazione particolare, come lo è ogni rapporto di coppia, ma universale nell’espressione dei sentimenti, così simili eppur, nella singole storie, sempre così unici, diversi, irriducibili. Volerla definire più che dire troppo, significherebbe dire troppo poco. Chiara Del Nero, giovane scrittrice e psicologa di ventotto anni, nel suo romanzo di esordio, il giallo pisano Sia fatta la mia volontà prova semplicemente a narrarla. Centra il suo obiettivo: cogliere una relazione sentimentale dall’interno senza comprimerla attraverso l’uso delle terminologie a cui siamo abituati.
Il romanzo, presentato sabato 10 marzo a Pontedera presso il Centro per l’arte Otello Cirri da Cecilia Robustelli, del comitato scientifico del Centro, da Stefano Mecenati, direttore della collana di narrativa di Felici Editori, il Caleidoscopio, che ha pubblicato il romanzo, e dall’autrice, inizia nel passato, è narrato nel presente, ma è ambientato nel futuro, a Pisa.
Sullo sfondo dei molti rapporti sentimentali, sempre descritti mai giudicati, di cui l’unica e centrale relazione di coppia è quella omosessuale della protagonista si innerva un thriller ben scritto costruito con una trama di buon livello, di quelle che continueresti volentieri a leggere senza interruzioni per sapere come va a finire. Ma anche per scoprire il collegamento del thriller con il prologo. ...“Uno schianto. Uno scoppio. Un boato. Un suono sordo. Dopo il silenzio primordiale. Privo di tutto. Pieno di niente. Tutto intorno le lamiere contorte di un’auto nera come la pece arrivata a sventrare il cancello e a sporcare quella candida neve di un giardino d’infanzia”. Una tragedia iniziale coinvolge un bambino che aveva appena litigato con il fratello maggiore. Questo è l’unico dettaglio che ci è dato sapere. Dopo un lasso di tempo presumibilmente lungo ma imprecisato, nel settembre 2015, Pisa diviene teatro di una catena di misteriose morti, apparentemente tutte molto diverse tra loro eccetto per un particolare fondamentale che è preferibile lasciare alla scoperta del lettore. Ad affrontare i casi la protagonista, il maresciallo dei carabinieri Lucia Nuti, i suoi due colleghi dell’Arma, Giorgio di Stefano e il comandante della centrale, il capitano Giulio Dell’Osso supportati dal criminologo  Diego Di Casa. Rimarrà  intrappolata in questa ragnatela anche l'affascinante compagna di Lucia, Micol Portichetti, medico legale. All’inizio le loro indagini  avvengono spesso alla cieca. La ricerca della mente criminale che agisce da burattinaio interferisce nella vita di troppe persone.
I dettagli ci sono e sono evidenti specialmente se proviamo a scorrere il romanzo con una seconda lettura. La soluzione è sempre davanti agli occhi e il lettore si riappropria del diritto di capire cosa è vero e cosa è falso. Storie di vita comune si intrecciano, si confrontano e si scontrano in una piccola città come Pisa sulla quale si sviluppa l’intera vicenda quasi come se fosse una grande metropoli. Si produce per gli abitanti del luogo un effetto identitario di riconoscimento che fa sentire ancora di più il lettore dentro la storia.
“L’idea del romanzo – precisa l’autrice – è nato in un viaggio in treno di ritorno da una grande delusione personale per un esame su cui mi sentivo preparata che mi è andato male. Ho voluto trasformare una sconfitta in una vittoria. Sono stata ispirata dal tema della giustizia che, insieme a quello dell’amore, è centrale nel romanzo. La mia esperienza professionale in carcere, come psicologa, mi è stata di aiuto. Nel romanzo affronto il tema della giustizia dal punto di vista della vittima, ma anche da quello del carnefice”. Narrando e non giudicando.
Enrico Stampacchia

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