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venerdì 31 agosto 2012

Quando il simbolo non è il diritto ma lo storto. Intervista a Francesca Bianchi, autrice del libro “Torre Superstar”

Non solo nelle cartoline o nelle insegne quale simbolo grafico dell'Italia ma in film, telefilm, spot, fiction e animazione. "Un'immagine che ci ricorda che anche far le cose storte a volte può essere glorioso" sottolinea Dario Marianelli, premio Oscar 2008, nella sua introduzione al nuovo libro Torre superstar di Francesca Bianchi pubblicato da Felici Editore con il contributo dell'assessorato al turismo della Provincia di Pisa e la collaborazione del Comune di Pisa. La protagonista è ancora una volta lei, la Torre pendente, oggetto di un bel libro, interessante e originale, che parla di Pisa attraverso le immagini della piazza dei Miracoli, del Campanile girate dalla macchina da presa e immortalate nelle scene dei film di tutto il mondo. Ne parliamo con l'autrice Francesca Bianchi, giornalista della redazione di Pisa de La Nazione, laureata in storia e critica del cinema e autrice, insieme a Luigi Puccini, del Dizionario del Cinema per ragazzi.

Da cosa è nata l'idea del libro? 
Tutto è nato come un gioco. Quando mi resi conto che l'immagine della Torre compariva quando meno te lo aspettavi iniziai ad appuntarmi tutte le volte in cui appariva e costatai che i casi erano moltissimi.

Quarantasei film veri e propri, venti di animazione, diciannove spot a cui se aggiungiamo anche telefilm, fiction, videoclip complessivamente si raggiunge la cifra di centouno. Come hai fatto a trovarli tutti?
Sono tanti anche perché sono stati presi in considerazione non solo i film girati a Pisa ma anche quelli in cui la Torre veniva solo citata, quando compariva o comunque c'era un riferimento ad essa. Ho iniziato da alcuni film ormai nella memoria come Amici miei. Mi ci sono appassionata e presto la ricerca è diventata un giochino collettivo in cui sono stati coinvolti anche amici e conoscenti che magari in singoli ambiti, come ad esempio quello dei cartoni animati giapponesi, avevano già collezionato  molte citazioni sulla Torre. Lo sprint finale l'ho avuto con la maternità. Il libro è nato insieme a mia figlia.   

La scena più famosa è certamente quella di Amici miei atto II in cui viene reclutata un'intera comitiva di turisti giapponesi per sorreggere con una fune la Torre che, dalla voce di un megafono, si sosteneva stesse per cadere. Hai avuto modo di contattare l'unico sopravvissuto del cast dei cinque attori, Gastone Moschin. Cosa ti ha colpito di più del suo racconto?
Il fatto che questo clima goliardico ci fosse realmente. Quell'episodio, la zingarata sotto la Torre, è stato significativo perché la comitiva di giapponesi reclutata non sapeva davvero che stessero girando la scena di un film. Quei turisti erano comparse inconsapevoli. Molti erano preoccupati e pensavano che realmente la Torre stesse per cadere. E' stato tutto uno scherzo,  ma anche una delle scene più riuscite del film.

Tra i film citati nel tuo libro quale sono quelli da te preferiti?
Non è facile fare una scelta. Sono molto affezionata ai film dei Taviani. Nei loro film ha recitato anche il fratello di mia nonna e sui Taviani ho scritto la mia tesi di laurea. In uno dei loro film, Padre padrone, tratto dall'omonimo romanzo di Gavino Ledda, c'è una scena girata a Pisa. Il protagonista, lo stesso autore del romanzo, cresciuto in pieno isolamento, nella Sardegna degli anni Quaranta, aiutando il padre a governare il gregge nei pascoli, arriva a Pisa perché è reclutato nell'esercito. Sale sulla Torre, si siede e guarda di sotto pensando alle parole, al loro significato, alla lingua italiana. E' l'inizio della svolta nella sua vita che lo porterà a passare da analfabeta a letterato e glottologo. E' uno dei film che ho nel cuore. Nella lista dei miei preferiti c'è poi, oltre ad Amici miei, il film Noi siamo le colonne, un gioiellino girato nel 1956 da Giuseppe D'Amico su tre amici studenti all'Università di  Pisa (Vittorio De Sica, Franco Fabrizio e Aroldo Tieri) a cui gran parte dei pisani di quella generazione sono affezionati. Se il palazzo della Sapienza, piazza Dante e i lungarni, simbolo della vita goliardica, sono spesso protagonisti assoluti dell'inquadratura, in realtà a riempire lo schermo sono i volti delle tantissime comparse pisane. Per un mese le strade di Pisa si trasformarono in un set pieno di star del cinema italiano.

...e le immagini che ti sono rimaste più impresse...
Ci sono casi particolari come Medea di Pier Paolo Pasolini girato, in parte, in piazza dei Miracoli ma dove la Torre non si vede quasi mai. I marmi bianchi partecipano al senso del film: Pisa diventa Corinto ed è il simbolo architettonico di una civiltà colta, consumistica e santa allo stesso tempo. Piazza dei Miracoli è scelta per alludere ad un periodo preciso, quello in cui comincia a svilupparsi e assumere potere la moderna borghesia. Un'immagine perturbante della Torre la si ha invece in Repulsion di Roman Polanski. Una cartolina della Torre pendente spedita dalla sorella in viaggio con l'amante accentua le ossessioni sessuofobiche della protagonista,  Catherine  Deneuve, facendo precipitare la situazione e scatenandone la follia.

"Non un campanile qualunque. Uno dei tanti in giro per il mondo. La Torre di Pisa è qualcosa che turba e attrae: perfetta e pendente allo stesso tempo, inconfondibile ed eterna nella sua assoluta fragilità. Un simbolo naturalmente fallico". Cito il testo del tuo libro per ricordare come a riguardo ci siano anche numerosi altri esempi di un utilizzo simbolico di tale immagine: dagli spot al viagra e ai condom ai numerosi film "scollacciati" degli anni Settanta...
Sì, ci sono anche molti spot, da quelli del viagra a quelli di Play Boy Italia, e manifesti con espliciti riferimenti di questo tipo. Nel manifesto della D'Addario, ad esempio, c'è il Colosseo che indica il potere politico e la Torre di Pisa il potere sessuale. C'è poi stato un periodo, dal 1968 alla fine degli anni Settanta, in cui Pisa veniva scelta come set per i film, con attori come Edwige Fenech  e Alvaro Vitali, appartenenti al genere della cosiddetta commedia erotica all'italiana, quelli che ne nel libro definisco film "scollacciati".

Graficamente l'Italia viene spesso identificata con la Torre di Pisa. Come dice Dario Marianelli nell'introduzione al tuo libro "che a diventare il simbolo universalmente riconosciuto dell'Italia dovesse essere una cosa storta, credo nessuno dovrebbe stupirsi"...
Sì, possiamo dire che la Torre, insieme al Colosseo, viene universalmente riconosciuta per rappresentare l'Italia, ne è l'immagine simbolo. Dai film di animazione a quelli indiani quando c'è un riferimento all'Italia, se non più in generale all'intero continente europeo, non manca mai la Torre di Pisa, spesso anche solo come simbolo grafico. Un simbolo molto efficace anche perché inconfondibile.

La seconda parte del libro è una interessantissima guida turistica, da te scritta insieme ad Alessandro Bargagna, Chiara Celli e Marianna Saliba, che si sofferma su particolari che l'occhio non coglie ma che la macchina da presa vedrebbe. La guida che chiami "itinerari cinematografici" ci fornisce moltissime informazioni sulla città di Pisa e anche sulla provincia...
Tantissimi stranieri quando arrivano a Pisa in piazza dei Miracoli scoprono che c'è dell'altro da vedere, che ci possono essere più itinerari. Quelli proposti nella guida sono supportati dall'elenco dei film girati in quei luoghi. C'è la necessità di spostare l'attenzione anche su tante altre cose oltre alla Torre. La scommessa era quella di far leva anche sul turismo cinematografico. Un'esperienza che se all'estero si è ormai consolidata e in Italia sta prendendo piede, a Pisa deve ancora iniziare.

A tal fine il tuo libro mi sembra possa costituire un ottimo inizio. A poco più di un mese dalla pubblicazione è sicuramente presto per fare bilanci, ma qual è la risposta che stai ricevendo?  
C'è un po' di curiosità e mi fa piacere, ho cercato di rendere il libro snello e di facile lettura. Il mio obiettivo era anche quello di accendere curiosità e fantasia e di spingere i lettori ad andare a vedere i film.  
Enrico Stampacchia

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