Sempre più longevi, ma sempre più vecchi. Nell'ultimo
secolo la vita media è passata da quaranta a ottant'anni. Come è noto i
fattori che provocano la scomparsa delle persone più anziane sono stati
combattuti con successo. Ma se la cattiva notizia è che la velocità di
progressione del processo di invecchiamento non è cambiata perché non è
stata contrastata, la buona è che farlo è assolutamente possibile. La
ricerca scientifica ritiene lo stile e le scelte di vita molto più
influenti (70%) rispetto all'incidenza dei fattori genetici (30%). Si
può quindi intervenire sulle cause dell'invecchiamento molto più di
quanto ci si possa aspettare senza limitarsi ad arginarne le conseguenze
esteriori attraverso il ricorso al chirurgo estetico. Palliativo utile,
forse, al benessere psichico ma non altrettanto a quello fisico. Molti
risultati degli studi degli ultimi vent'anni presso il Centro di Ricerca
sull'Invecchiamento dell'Università di Pisa sono riassunti nel libro L'arte della longevità in buona salute
pubblicato da Edizioni Ets di Ettore Bergamini, coordinatore del
Centro, ordinario di Patologia generale dell'Università di Pisa e
gerontologo noto a livello internazionale. "Sono questi gli studi –
sottolinea Bergamini – che hanno consentito di comprendere i meccanismi
di azione dei quattro principali interventi anti-invecchiamento ad oggi
noti". Ovvero la restrizione dell'apporto calorico, l'esercizio fisico,
l'assunzione di acidi grassi polinsaturi, l'assimilazione degli
antiossidanti racchiusi in frutta e verdura.
Secondo l'autore "i più
recenti sviluppi scientifici confermerebbero le deduzioni dei filosofi
antichi: tutti gli esseri viventi, nessuno escluso, sarebbero affetti da
una malattia ereditaria cronico-degenerativa, che chiamiamo
invecchiamento, caratterizzata dall'avere un periodo di incubazione così
lungo da essere compatibile con il successo riproduttivo della specie".
L'invecchiamento è da considerarsi quindi una malattia e non un fattore
di rischio e le malattie associate "segni e complicazioni che possono
essere facilmente prevenuti contrastando il processo morboso
fondamentale". Una definizione in linea con quella attuale di malattia e
anche con l'ottimismo di fondo dell'autore: "Contro la fisiologia non
ci sono cure, mentre molto può essere fatto, invece, contro le malattie
innate".
Per Bergamini "contrastando
l'invecchiamento si prevengono tutte le malattie che attualmente
rappresentano i peggiori flagelli dell'umanità e tormentano gli ultimi
anni della nostra vita condannandoci alla fragilità, alla non
autosufficienza", alla disabilità. D'altra parte l'aumento della vita
media nell'ultimo secolo è stato così forte e così rapido da non poter
essere determinato da mutamenti genetici. L'aumento della longevità è
conseguenza solo di cambiamenti ambientali e non può essere considerato
una conquista irreversibile. Ma per capire l'efficacia scientifica degli
interventi bisogna aver chiaro in cosa consiste il processo di
invecchiamento. Lo scorrere del tempo fisico lascia nelle cellule e nei
tessuti del corpo delle lesioni. L'invecchiamento biologico è
determinato sia dalla velocità con cui si producono i danni che dal
funzionamento dei meccanismi di riparazione. Per vivere tutti gli esseri
viventi hanno bisogno di produrre energia che in gran parte viene
realizzata attraverso l'ossidazione degli alimenti che a sua volta
produce radicali tossici dell'ossigeno, i ROS, i radicali liberi più
diffusi (ogni nostra cellula ne produce 200-300 al secondo). Gli
organismi viventi hanno sviluppato efficaci difese antiossidanti che,
tuttavia, non riescono a bloccare tutti i ROS. Alcuni arrivano a
proteine, lipidi e acidi nucleici provocando danni che possono,
comunque, ancora essere eliminati attraverso meccanismi cellulari di
riparazione. Non tutti, però. "Si calcola – afferma Bergamini – che ogni
giorno giungano al nucleo di ogni cellula circa 10.000 radicali, che
causano altrettanti danni (mutazioni) a carico del DNA". Di questi solo
9999 verrebbero riparati. "Ogni giorno si aggiunge ad ogni nostra
cellula un danno non riparato del DNA, cioè una mutazione stabile; se
sono colpiti geni che controllano la generazione cellulare potrà
svilupparsi un tumore" altrimenti "la cellula potrà morire per apoptosi
e, con la sua scomparsa, contribuirà a ridurre la funzione dell'organo
e, quindi, all'invecchiamento". Così i quattro interventi per ritardarlo
possono essere suddivisi in due gruppi sulla base del momento in cui
agiscono. Mentre il controllo dell'apporto calorico, che opera a livello
dei visceri, e l'esercizio fisico, che agisce su cuore e muscoli
scheletrici, consentono la sostituzione delle componenti cellulari
degradate attivando il processo di riparazione, gli antiossidanti
presenti in frutta e verdura, che agiscono in modo preventivo, e gli
acidi grassi polinsaturi, che intrappolano i radicali liberi, proteggono
dal danno ossidativo rendendo così le cellule più resistenti.
In
un'epoca in cui sempre più spesso il medico riesce a evitare la morte
ma non a restituire la salute, questo libro di divulgazione scientifica
può rappresentare un valido contributo di conoscenza. Il futuro
certamente non sarà del tutto nelle nostre mani, ma fa piacere pensare
che, attraverso anche le nostre scelte di vita, lo possa essere il più
possibile. Senza, però, illudersi troppo.
Enrico Stampacchia
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