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martedì 27 dicembre 2011

Itinerari del Risorgimento a Pisa

Mancano ormai pochi giorni alla conclusione dell’anno di ricorrenza del 150° dell'Unità d’Italia e, anche per il ruolo che ha avuto Pisa in quegli anni, tra le tante guide della città vale la pena di segnalarne una particolare che ripercorre i principali luoghi e monumenti legati al Risorgimento pisano. Pubblicata ad ottobre da Edizioni Ets in occasione della riapertura della Domus Mazziniana, Un viaggio nella storia-Itinerari del Risorgimento a Pisa a cura di Fabiana Campanella (l’introduzione è di Stefano Renzoni) propone undici itinerari che difficilmente troveremmo in una guida turistica.
Se, come ricorda nella presentazione l’assessore alla cultura del Comune di Pisa Silvia Panichi, "la grandezza della Pisa medievale schiaccia con le sue meravigliose facciate romaniche i monumenti un po’ retorici e desueti del tardo Ottocento", conoscere il loro significato simbolico, i modelli artistici a cui si ispirano e gli avvenimenti evocati, con protagonisti del Risorgimento italiano, quali Mazzini e Garibaldi, in relazione con la società civile pisana, rappresenta un utilissimo percorso di "storia e memoria".

Per percepire i radicali mutamenti di prospettiva celebrativa che si sono determinati in epoche diverse basta osservare la differenza tra il monumento ai caduti di Curtatone e Montanara inaugurato nel cortile del Palazzo della Sapienza nel 1924, e lì tuttora presente, e quello precedente, inaugurato nel 1889, e dopo la sostituzione spostata nel camposanto suburbano di via pietrasantina. Al posto di un soldato riverso e morente, la nuova statua rappresentava un gladiatore trionfante.
Con lo sguardo rivolto ai caduti della prima guerra mondiale ci si orientava, rispetto alle prime intenzioni commemorative del Risorgimento, alla retorica nazionalpatriottica: al centro non sono più i caduti bensì il loro gesto eroico per la patria e, a Pisa come altrove, si gettavano le basi per una propaganda di guerra che legava in unico filo Curtatone e Montanara, la Grande guerra e la rivoluzione fascista.
Dalla lettura della pubblicazione emerge anche come l’inaugurazione di monumenti cittadini e il mutamento di toponomastica si intreccino con anniversari di noti fatti storici, che hanno coinvolto la città di Pisa, e aneddoti rivelatori di un clima politico. Un esempio è quando, nel giugno 1892, venne inaugurato il monumento di Ettore Ferrari, e contemporaneamente intitolata l’allora piazza del Ponte, a Giuseppe Garibaldi in corrispondenza del trentennale del suo sbarco a Pisa sull’ex lungarno Regio (attuale lungarno Pacinotti). L’eroe del Risorgimento, ferito in Aspromonte dall’esercito italiano per fermare l’avanzata delle sue truppe verso lo Stato della Chiesa, venne a Pisa per curarsi e alloggiò presso l’Albergo delle Tre Donzelle (accanto all’attuale Hotel Vittoria).
Tracce dell’avvenimento le possiamo riscontrare leggendo l’epigrafe (con la scritta "la barca che trasportava l’eroe Giuseppe Garibaldi ferito in Aspromonte approdava in questo luogo") tuttora collocata sul muro del lungarno dove avvenne lo sbarco. Un viaggio nella storia ci indica., tuttavia, non solo che la lapide comparve misteriosamente già pochi giorni dopo lo sbarco ma che fu subito rimossa dalle autorità locali con il benestare dello stesso Garibaldi che la vide dalla finestra del suo albergo. Si trattava di smorzare gli animi verso fatti, prima il ferimento e poi la detenzione a La Spezia dell’eroe dei due mondi, che fecerò indignare patrioti e fan di tutta Europa.
Un clima ben diverso si respirava trent’anni dopo: a tre mesi di distanza da quella di Garibaldi, nel settembre 1892, veniva inaugurata la statua di Vittorio Emanuele II di Cesare Zocchi, un solenne monumento che, sebbene dalla posa del sovrano sembrava quasi voler convincere di esser di fronte all’unico artefice dell’Unità d’Italia, anche a Pisa completava sul piano iconografico l’ormai diffusissimo trittico risorgimentale che vedeva il primo re d’Italia affiancato a Mazzini (la statua in marmo che lo raffigura era stata collocata in piazza Mazzini nel 1883) e Garibaldi.
Come fa notare Renzoni nella conclusione della sua introduzione "i monumenti spesso servono per confondere e celare, non certo per chiarire e mostrare". D’altra parte è noto come l’iconografia celebrativa sia spesso capace di sfiorare il paradosso: non occorre andare troppo lontano per vedere collocati i busti di Mazzini e Garibaldi niente meno che in mezzo alla serie di santi e profeti. Basta alzare gli occhi sotto la cupola del battistero pisano.
Enrico Stampacchia

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