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lunedì 19 dicembre 2011

Scacco alla torre


Non sono ancora in moltissimi a pensare che a Pisa non ci sia solo la torre da visitare. Un contributo per accrescerne il numero lo ha sicuramente dato Marco Malvaldi con il suo ultimo libro "Scacco alla torre" pubblicato il mese scorso da Felici editore.
Malvaldi ricorda come dalla sua abitazione nel quartiere di Sant’Antonio potesse quotidianamente vedere sul ponte Solferino “mandrie di turisti” attraversare l’Arno. “Americani in pantoloncini con due autobotti di lardo al posto delle gambe, giapponesi mingherlini a coppie o a frotte, tedeschi in libera uscita con una lattina di birra in mano e otto in corpo” tutti in marcia “verso il fatidico obiettivo. La torre”.
Così dopo i suoi primi quattro romanzi pubblicati negli ultimi quattro anni, Malvaldi descrive con uno stile divertente e ironico quella che potremmo definire una guida per una passeggiata nella sua città natale, ma che lo stesso Malvaldi più che una vera e propria guida turistica definisce “un libriccino su tutto quello che c’è di significativo e di godibile a Pisa [...] un pot-pourri di aneddoti, descrizioni, impressioni. Qualcosa che possa colpire tutti, pisani e forestieri, esperti e novellini, gente colta e livornesi. Qualcosa che non spieghi ma piuttosto incuriosisca”.
La maggior parte degli aneddoti e delle impressioni dell’autore li lasceremo ai lettori di un libro, sarcastico e per nulla autocelebrativo, che merita di non rimanere sugli scaffali delle librerie, seguiremo ora, attraverso Malvaldi, solo alcune descrizioni di uno dei principali percorsi della nostra passeggiata, quello dei lungarni pisani. Sulla riva destra, oltre alla Chiesa di Santa Maria della Spina, “una delle più belle chiese gotiche d’Europa”, che fino al 1870 sorgeva direttamente sul greto del fiume, possiamo notare palazzi “dipinti con colori sgargianti. Il più vistoso di questi, Palazzo Blu, è stato ultimato da pochissimi anni, e oltre ad essere piuttosto soddisfacente dal punto di vista cromatico ospita spesso delle mostre notevoli”. Sulla riva sinistra il palazzo Agostini Veronesi Della Seta,“uno dei pochi rimasti su questo lato dopo i bombardamenti del 1943 e 1944, si riconosce dalla elaborata facciata in cotto, ornata da bifore triforate”.
Potremo anche scoprire che la scritta “Alla Giornata” sopra l’arco dell’ingresso del palazzo Lanfreducci, che ospita gli uffici del Rettorato dell’Università di Pisa, deriva dal fatto che Lanfreducci, secondo il Bertini, “reduce da una lunga prigionia ad Algeri, era aduso ad una vita poco incline alle lunghe programmazioni”. Arrivando al Ponte di Mezzo, Malvaldi ritiene che il suo uso più irriguardoso si abbia “l’ultima domenica di giugno, quando ha luogo il gioco medievale che dal ponte prende il nome”. Quel che il pisanissimo Malvaldi proprio non apprezza è l’intrinseca bellezza del gioco: “forse perché, in due squadre di armadi umani che si sfidano a spingere un carrello, e nel risultante stallo che spesso ne consegue e che può può perdurare anche dei quarti d’ora, oggettivamente di bellezza non ce n’è”. La versione originale, “ovvero il gioco del Mazzascudo, nel quale due squadre si sfidavano la parte avversa in una battaglia a colpi di targone, una sorta di randello piatto (a metà tra la mazza e lo scudo)” per l’autore è certamente impossibile da organizzarsi nel mondo del politically correct anche se, ammette, “sarebbe forse più divertente”.
Enrico Stampacchia

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