Il
volume, che mercoledì 23 maggio alle ore 18.00 sarà presentato, con
proiezioni di video, al cineclub Arsenale da Stefania Stefanelli, della
Scuola Normale Superiore, e Italo Moscati, regista e protagonista della
sperimentazione RAI, e dalle curatrici, raccoglie una molteplice
varietà di scritture e si presenta in modo molto creativo anche sul
piano grafico ed editoriale. Il libro, che rappresenta la prima
monografia sull’autore della poetronica, contiene testimonianze e
documenti inediti con scritti, oltre che di Lischi, Moretti e dello
stesso Gianni Toti, anche di Anna Barenghi, Michel Chion, Marco Maria
Gazzano, Ando Gilardi, Mario Lunetta, Marc Mercier, Italo Moscati,
Rossella Rega, Tarcisio Tarquini, Giuseppe Zagarrio.
Considerato in tutto il mondo come uno dei padri delle arti elettroniche, Toti conia il termine “poetronica” per indicare la “poesia elettronica”. L’attività di produzione video di Toti si intreccia, nei suoi esordi, con la realizzazione di una struttura Rai, il “Servizio Programmi Sperimentali”, fondata nel 1968 e trasformata nel 1976 in “Settore ricerca e sperimentazioni programmi”. L’obiettivo era quello di sviluppare, in assenza di specifiche direttive aziendali e di adeguate risorse, linee di ricerca improntate alla sperimentazione e studi sul linguaggio e sulla comunicazione televisiva in rapporto al colore, alla musica, alla scienza, alle arte figurative, alla poesia. In quest’ultimo ambito trovarono spazio le proposte di Toti.
Considerato in tutto il mondo come uno dei padri delle arti elettroniche, Toti conia il termine “poetronica” per indicare la “poesia elettronica”. L’attività di produzione video di Toti si intreccia, nei suoi esordi, con la realizzazione di una struttura Rai, il “Servizio Programmi Sperimentali”, fondata nel 1968 e trasformata nel 1976 in “Settore ricerca e sperimentazioni programmi”. L’obiettivo era quello di sviluppare, in assenza di specifiche direttive aziendali e di adeguate risorse, linee di ricerca improntate alla sperimentazione e studi sul linguaggio e sulla comunicazione televisiva in rapporto al colore, alla musica, alla scienza, alle arte figurative, alla poesia. In quest’ultimo ambito trovarono spazio le proposte di Toti.
In
uno degli scritti della monografia Anna Barenghi sostiene che con la sua
prima opera video Per una videopoesia del 1980 Toti coglie le
potenzialità creative dell’elettronica. Il suo scopo non è semplicemente
quello “di trasporre per la Tv poesie esistenti”, ma di creare poesia
con il mezzo video trovando nel linguaggio elettronico e nelle sue
specificità, poco utilizzate nella normale comunicazione televisiva, le
figure per il proprio discorso poetico. La trasfigurazione di parole e
forme è in sintonia con la musica come in una “sinfonia visiva”. Nel
primo dei successivi Tre videopoemetti Toti con una voce sottoposta ad
alterazioni sonore, recita più volte il sonetto Voyelles di Arthur
Rimbaud. Le suggestioni cromatiche del poeta francese sono riprodotte
nella lettura anche attraverso la deformazione elettronica delle cinque
vocali.
L’itinerario creativo di Toti non si
esprime solo nell’utilizzo di mezzi tecnicamente più evoluti. Come
sottolinea Sandra Lischi “negli anni Ottanta Toti diventa un maestro di
sperimentazione in elettronica internazionalmente conosciuto, premiato,
celebrato (più all’estero che in Italia) tra i pionieri più radicali e
più colti del panorama video”. Tuttavia per Lischi la lezione più alta
di Toti sta proprio nella poetica e nella pratica artistica “della
compresenza e dell’assunzione “totale” dei linguaggi”.
In
uno degli scritti pubblicati nella monografia Marco Maria Gazzano
sostiene che per Toti “la possibilità tecnica odierna di intervenire,
per mezzo delle apparecchiature elettroniche sia di ripresa che di
montaggio, all’interno dei singoli frames (gli equivalenti elettronici
del fotogramma d’ascendenza fotografica e filmica) fino a raggiungere le
più piccole unità di luce che compongono l’immagine e a ristrutturarle,
impone un cambiamento di prospettiva radicale nei confronti
dell’immagine: che da ri-prodotta e ri-conoscibile diviene finalmente
“producibile” e “conoscibile”. (…) La possibilità elettronica di
produrre immagini ad alta velocità (…) avvicina la capacità delle
macchine di suggerire immagini a quella del cervello”. Così l’autonomia
della macchina, dell’elaboratore elettronico è “più una illusione ottico
percettiva che un’autentica realtà” e da un punto di vista espressivo
“il lavoro di sperimentazione delle nuove macchine non può essere azione
solo da tecnici ma anche da poeti”.
Enrico Stampacchia
Nessun commento:
Posta un commento